Dalla rabbia alle due medaglie d'argento:
«Alla fine però ho pianto solo di gioia»
Giulia guarda la foto. E’ in acqua, gli occhialini alzati sulla fronte. Si appoggia al galleggiante che divide la corsia e con le mani disegna un cuore. «Avevo appena finito la finale dei 200 rana» ricorda, senza staccare gli occhi dall’immagine. La dedica affettuosa a mamma Barbara e Sofia, la sorellina, sedute sugli spalti e... «sì, stavo piangendo». Di gioia questa volta. Perché ai Giochi Europei di Baku, due giorni prima, la giovane nuotatrice cremonese, aveva già versato altre lacrime. «Era rabbia». Perché se a sedici anni conquisti la tua prima finale in una manifestazione internazionale e un cavillo burocratico ti esclude il boccone è amaro. I sette minuti di anticipo sull’inizio della gara erano sempre bastati. Non a Baku 2015. «Dovevo arrivare 20’ prima ma non mi era stato detto». Un giudice le si para davanti. Lei si batte, sfodera l’inglese studiato sui banchi del liceo linguistico e discute. Niente: “Too late”. Papà Roberto, il tecnico di Giulia, è convinto che anche sui 50 si sarebbe potuto puntare al podio. Invece: «Invece – spiega – Giulia ha dovuto rinunciare. Piangeva. E per un giorno e mezzo ho dovuto sostenerla soprattutto sul piano psicologico».
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«Dopo essere stata esclusa dalla finale dei 50 metri ero giù – racconta la nuotatrice Azzurra del Team Lombardia (cresciuta però con Flora e Bissolati) – e pensavo di non riuscire a dare il massimo». E in effetti anche la semifinale sui 200, la “sua” distanza (senza costume gommato ha il miglior tempo di sempre junior e cadette), non va come lei vorrebbe. Ma basta per arrivare alla finale. Un’altra. Giulia arriva puntuale, si iscrive, poi si allontana. I minuti a bordo vasca possono pesare come macigni.
«Essere papà e allenatore – spiega Roberto – non è sempre facile. La qualità di Giulia mi aiuta, ma nei momenti di crisi, a volte, risponde al papà e non come farebbe con un altro tecnico».
Un’altra istantanea da la ritrae prima della semifinale: sguardo teso. «Non penso a niente. Però mi irrita avere gente che parla vicino a me». “Papà, guarda che non ci sono solo io qua”. In qualche caso Roberto si fa da parte. Non stavolta però: «Giulia, vai e divertiti». E’ la frase giusta. Giulia lo sa e chiede di più: «E come faccio papà». La pressione è tanta, la risposta semplice: «Andando forte».
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